mercoledì 16 luglio 2008

L'Opera al nero di Caravaggio


L'Opera alchemica

L'opera alchemica è una operazione artistica. Non si compie all'interno di laboratori chimici e neppure studiando il mistero delle cattedrali o i segreti di trasmutazione del piombo in oro. L'obiettivo dell'arte alchemica è di sviluppare la capacità di vedere la realtà, di espandere la qualità dell'intuizione di svelare le verità nascoste e di esplorare la potenzialità creativa e cognitiva della contemplazione di assimilare e rigenerare la bellezza.

Ogni fase dell'opera corrisponde a una esperienza creativa ben definita. L'arte nigrescente, rubescente e albescente circoscrivono i tre passaggi decisivi per diventare un alchimista dell'Arte. Alcuni artisti compiono solo una di queste opere, altri invece le attraversano tutte, fino in fondo. Caravaggio, ad esempio, tra il 1592 e i 1601 compie un tragitto iperbolico, diventando in poco tempo una mente straordinariamente creativa, mentre Raffaello e Durer solcano rapidamente tutte e tre le forme artistiche, esplorando in sintesi il tema della metamorfosi della coscienza.


L'Opera al nero di Caravaggio
La sfida più grande che un artista alchemico deve affrontare è quella di rimanere se stesso e nello stesso tempo negare se stesso. Caravaggio compie i tre atti di evoluzione della percezione, dell'intuizione e della contemplazione rimanendo fedele al proprio istinto creativo, naturalmente proiettato a tradurre in immagini le esperienze personali filtrate dalla consapevolezza delle proprie emozioni. La devozione verso la propria arte corrisponde alla devozione che il mistico nutre per il proprio Sè, la Persona divina capace di "accendere la fiamma del cuore".

L'amore per l'arte è amore del Se. Per questo suo modo istintivo di esplorare i temi della realtà, della verità e della bellezza, Caravaggio è il modello dell'artista che più di ogni altro dissipa l'energia fisica, psichica, mentale e creativa fino al totale annullamento dell'ego nella percezione della luce. Portando a compimento l'arte nigrescente, Caravaggio completa la Piccola Opera ed entra nella Grande Opera di trasformazione della mente creativa in coscienza creativa.

Tra il 1601, anno in cui dipinge la Conversione di Saulo, e il 1610, anno della sua morte, l'artista elabora il percorso iniziatico (l'Opera al nero) che conduce alla dissoluzione dell'ego della mente attuata attraverso la cancellazione del punto di vista personale (Golia), la rinuncia al proprio sapere intellettuale (S. Francesco) e alla definitiva "morte" della libido spirituale (la decapitazione di Giovanni Battista - particolare nell'immagine).

L'Arte alchemica è di fatto un sentiero spirituale di trasformazione dell'energia creativa in coscienza e conoscenza del "cuore". Non è possibile una mediazione intellettuale poiché l'artista opera attraverso il se istintuale (nigredine), il se psichico (rubedine) e il se intuitivo (albedine), prima di rivelare dentro di sé la stupefacente capacità del "cuore" (il Sè cognitivo) di creare realtà, verità e bellezza.


La fede nel Se

Al termine dell'Arte alchemica avviene una "Trasfigurazione", ovvero il passaggio a un diverso stato di coscienza in cui l'atto di creare immagini diventa contemporaneamente un atto di conoscenza dei contenuti simbolici che segnano ogni stadio di trasformazione. Nulla viene fatto a caso. Tutto avviene, come nei sogni, secondo una logica evolutiva che trascende la volontà individuale. Avere fede nel proprio Se significa in definitiva ascoltare la propria percezione (a conclusione dell'arte nigresecente), credere nelle propria intuizione (al termine dell'arte rubescente) e aspettare con fiducia trascendente che il se intuitivo (Hermes)) si colleghi con la "fonte dell'ispirazione" (le frequenze provenienti dalla costellazione di Minosse (il Toro), emesse dalla pulsar M22).

Ars Chemica: L'Opera al nero.
Caravaggio: Educazione spirituale di un artista



arschemica.blogspot.com/

giovedì 26 giugno 2008

LA GRANDE OPERA

Arte Alchemica Medioevale

La Grande Opera si compie in tre Atti.
Il primo Atto, chiamato Opera al Nero, rappresenta la prima fase di trasformazione della Prima materia in creatività e coscienza di sé. Mentre l'Alchimista orientale agisce direttamente sull'energia psichica attraverso le posture dell'hatha yoga, le purificazioni del Kriya yoga, le prescrizioni del Jnanayoga e le visualizzazioni creative del kundalini yoga allo scopo di completare il passaggio dal Karma dell'anima al Dharma della mente, l'alchimista occidentale elabora un percorso opposto in cui la percezione psichica (Beatrice) e poi cognitiva (Virgilio) assumono il ruolo di "musa ispiratrice" e di "guida spirituale" all'interno della "selva oscura".

L'alchimista occidentale del 13° secolo sceglie la via della trasformazione artistica della prima materia (istinti, pulsioni e libido) seguendo un percorso di consapevolezza (inferno), comprensione (purgatorio) e conoscenza (paradiso) dei contenuti subconsci (gli appetiti della lupa), inconsci (l'ingordigia della lonza) e iperconsci (la fame "sociale" del leone) peculiari dei comportamenti umani influenzati dalla dimensione psichica (i dieci peccati, i sette vizi capitali, le tre arpìe).

La Divina Commedia di Dante illustra un percorso "secolare" di rivelazione di sé che condurrà l'Alchimista a diventare poeta, pittore e scultore della materia, poi"ché la diritta via era smarrita". L'Artista alchemico è animato dalla volontà di "ritrovare se stesso", il che significa evolvere dalla dimensione psichica in cui è relegata l'anima, "uscire" dai "gironi" infernali generati dal conflitto con gli istinti, le pulsioni e la libido altrui (la nigredo della consapevolezza) e giungere sulla sommità delle sfere celesti (la mente illuminata dalle Muse), passando attraverso lo stadio di purificazione rappresentato dal Purgatorio (rubedo della percezione) e la fase di conoscenza della natura umana (lo Iosis del Paradiso).

Dante descrive un percorso di iniziazione non dissimile dallo schema concentrico definito da un "mandala", fatto di quadrati e di cerchi, che individua un sentiero di trasformazione dell'energia subconscia, inconscia e iperconscia in coscienza creativa (la Shakti dei tantrici). Anche Dante, dopo nove anni di ricerca della verità, conduce Beatrice (il numero 9) al centro del Mandala, non diversamente dalla tradizione tantrica che raffigura una ragazza sedicenne come personificazione dell'energia creativa femminile primigenia.

L'Opera al Nero immaginata da Dante (consapevolezza creativa) ripercorre un sentiero di trasformazione codificato da tutte le tradizioni alchemiche che si sono manifestate in ogni genere di cultura, dall'antica India, fino in Tibet, Cina e Siberia. L'obiettivo comune dell'Arte, come del Mandala, è di innescare un processo autonomo di purificazione (pranashakti, trasmutazione (chitishakti) e trasformazione (parashakti) dell'energia psichica in coscienza creativa, condizione indispensabile per procedere nell'Arte rubescente (l'arte alchemica Rinascimentale) e poi albescente (l'Arte Alchemica Moderna).

L'Opera al nero si dispiega in quattro fasi chiamate nigredo, rubedo, iosis e albedo nelle quali avviene una progressiva modificazione della pulsione psichica (la selva oscura) in amore, creatività, conoscenza dei sentimenti e coscienza di sè. Nella Nigredo della consapevolezza Dante scopre nell'amore nutrito per Beatrice una forza in grado di trasformare la libido in creatività. Nella Rubedo della percezione Dante sperimenta un significativo interesse per i moti dell'anima, mentre nello Iosis della conoscenza la poesia è suggestionata dalla filosofia, dalla storia e dalla cultura. Infine nell'albedo della coscienza subentra un nuovo interesse per l'esplorazione psicologica della realtà, percepita con una rinnovata "struttura sensoriale"
La selva oscura che precede l'ingresso nei gironi dell'Inferno diventa una foresta spessa e viva, è ciò segna l'ingresso nel Purgatorio, metafora del Secondo Atto, l'Opera al Rosso.

mercoledì 25 giugno 2008

L'Arte Nigrescente


La nigredine di Caravaggio
"Annerire" la Materia ha un preciso significato dal punto di vista psicologico e spirituale. "Annerire" la manifestazione istintiva, psichica, mentale e razionale dell'energia creativa significa rinunciare alle facoltà intuitive dell'io che si struttura durante l'opera di razionalizzazione delle pulsioni 'modellata' dalla morale di gruppo e dalle leggi civili e religiose.

Essere razionali non significa razionalizzare il tempo, le risorse, il denaro, l'amore (Saturno), in vista di un vantaggio futuro (Cronos), di un premio, di un traguardo o un aumento di potere calcolato attraverso una semplice addizione di termini, o una attenta programmazione delle azioni da compiere.

L'Opera al nero si compie attraverso un incessante dispendio di energia fisica, psichica e mentale, apparentemente fine a se stesso. In dodici anni di introversione creativa (1594-1606) Caravaggio sperimenta i quattro stadi di annerimento della percezione, della ragione, dell'intuizione e della conoscenza razionale della realtà finalizzata agli scopi e agli obiettivi dell'ego (Golia).

Decapitando per tre volte Golia, emblema della razionalità priva di valori morali, sentimenti etici e principi spirituali, ma non per questo priva di "chiaroveggenza intuitiva" (il pensiero politico), Caravaggio rivela la possibilità di scoprire dentro noi stessi l'intuizione di Davide, emblema di una "precisa sensibilità" estetica e psicologica, formale e filosofica (a forma di fionda), capace di "accecare" l'arroganza di intellettuali, critici e specialisti della Ragione.

"La razionalità, secondo Popper (1988), nella sua forma più sviluppata intellettualmente, è una disposizione ad esaminare le nostre idee in uno spirito critico, e a rivederle alla luce della discussione critica con gli altri. Bisogna discutere di ogni argomento rifuggendo dal dogmatismo. Essere razionali non significa diventare "razionalizzatori".

L'uso della ragione può attuarsi attraverso due vie: la via del razionale o la via del ragionevole. Pascal distingueva tra lo spirito della geometria e lo spirito della finezza: il primo è il ragionamento matematico, tecnico-scientifico-economico, quello che si costituisce nella sfera logico-matematica divenuto egemone nelll'Occidente a scapito del ragionevole, cioè del pro e del contro, del buon senso, della prudenza e della saggezza che è rintracciabile nella filosofia di Platone e Aristotele.

La via della finezza è la via intrapresa da Caravaggio al termine della nigredine, della triplice decapitazione del "pensiero politico". Il ragionevole, sintesi di tutte le riflessioni che conducono a determinare ciò che è buono, giusto e utile sia per l'individuo che per la collettivita, è una forma di ragionamento altrettanto coerente, capace, a volte, di meglio affrontare i problemi dell'epoca (Latouche, 2000).

Ma il "ragionevole" alla fine cos'è?.
La ragione alchemica è la capacità di conoscere in sintesi progressive (prive di pretese di veridicità assoluta) l'universale e l'astratto: l'esigenza di conoscere il 'perché' delle cose conduce ad argomentare deduttivamente e cioè a stabilire legami di conseguenza logica tra gli enunciati.

L'aspetto più producente di questa forma di ragione è che la ricerca del "perché" può rivolgersi non solo alle cose, ma anche all'immagine delle cose; può prendere in considerazione ciò che è puramente possibile, può sondare con la logica l'astratto e chiedersi perché.
Questo tipo di esperienza mentale di esercitazione e di simulazione di tutte le possibili soluzioni che un problema (o una immagine del problema) può avere, è la premessa dell'Immaginazione creativa peculiare dei veri guru.

"La scienza non può e non potrà mai fare a meno dell'immaginazione. Le scoperte e le invenzioni vengono dal subconscio, dai sogni, dall'emisfero destro perché l'intuizione è, nell'essenza, la percezione di una forma, di una improvvisa armonia, che riordina i pensieri e rivisita il mondo". (Celli, 1994).

L'Arte Rubescente


La rubedine del "gladiatore".

La vicenda umana descritta nel film di Ridley Scott "Il gladiatore" sintetizza la trasformazione alchemica degli istinti (I^ materia) in creatività (II^ materia) e coscienza (III^ materia). Il protagonista è l'antitesi dell'artista. La sua opera si compie attraverso le modalità dell'azione e non della percezione.

L'atleta rappresenta per la cultura spartana il modello di trasformazione dell'energia sessuale in azione creativa e coscienza. Nell'esercizio fisico si sviluppano le abilità sinestetiche della percezione indispensabili per agire e reagire con creatività.

L'artista rappresenta per la cultura ateniese un modello alternativo di trasformazione dell'energia sessuale. Nell'esercizio artistico la percezione attiva, sviluppa ed espande le abilità sinestetiche fisiche, psichiche e mentali indispensabili per creare l'opera.

In entrambe le pratiche avviene un "arrossamento" naturale della materia 'surriscaldata' dall'impiego simultaneo di energia maschile (fisica, mentale e creativa) ed energia femminile (psichica, emotiva e intuitiva). Sia l'atleta che l'artista trasformano l'energia primaria sessuale attraverso un incessante "coito amoroso" con se stesso.

La rubedine dura in genere otto anni e identifica un periodo di sperimentazione delle abilità corporee, mentali e creative, oppure psichiche, emotive e intuitive, che rappresentano il fondamento della creatività consapevole. Il generale Massimo è il comandante delle Legioni di Roma. Dopo otto anni di guerra può sperare di ritornare dalla moglie, nella sua casa, metafora di una dimensione interiore per troppo tempo trascurata (l'anima) in nome del "dovere" verso l'imperatore (il proprio Io) che non esita, invece, a chiedere una ulteriore prova di devozione e trasformazione.

La Piccola opera è stata compiuta. Il generale Massimo deve affrontare la Grande Opera di annullamento dell'ego, di 'incenerimento' dell'orgoglio, di 'calcinazione' degli affetti e di sacrificio non solo dell'identità, del nome, ma anche della volontà individuale.
Il Generale Massimo diventa il Gladiatore. Non è più nessuno.
Michelangelo Merisi diventa il Caravaggio, non è più il ragazzo che giunge a Roma in cerca di gloria.

La rubedine è infatti l'anticamera della "Passione di Cristo", il gioco della coscienza occidentale che legittima l'anima ad entrare nella V^ Materia, la coscienza spirituale. La spiritualità occidentale non è diversa da quella orientale.
La "passione di Cristo" descrive passo per passo il graduale innalzamento dell'energia creativa verso un consapevole "calvario" in cui sia il Gladiatore che Caravaggio "danno l'anima" in nome di un 'senso estremo' di giustizia alimentato dall'incomprensione generale o da torti subiti (i karma dell'anima)

Per l'Arte Alchemica, Cristo non è un modello da imitare nella vita. Diventare il capro espiatorio della 'collettività' ignorante e opportunista non è mai piaciuto a nessuno. La fase di trasformazione della creatività in coscienza di sé (amor proprio, autostima, senso di sé, amore altruistico, rispetto dell'anima e del denaro altrui, comprensione 'materiale') è sempre stato il tallone d'Achille occidentale. Spesso non si conclude, ma rimane allo stato larvale, portando con sé frustrazione,delusione,depressione, rammarico e sterile autocommiserazione.

L'arte alchemica individua la via simbolica alla trasformazione dell'energia creativa in coscienza di sé. Integrando gli emblemi, le metafore, le vicende, le allegorie della trasformazione creativa della libido egocentrica (la volontà di successo) in volontà di essere felici senza danneggiare nessuno (come nel buddhismo), l'anima scopre nel cinema, nell'arte, nella mitologia e nelle vicende riportate dai mass media, l'eterno gioco di coscienza che fa dei più deboli e ingenui le vittime predilette dei forti e dei furbi. Se si traduce la Passione di Cristo come una deliberata volontà di uscire dal mondo della dualità che condiziona ogni azione e pensiero umano, allora è possibile riconciliarsi con la "vita spirituale" (l'albedine della materia)

Rovesciando il senso salvifico della crocissione di Cristo, erroneamente considerato come un sacrificio compiuto per la salvezza dei deboli, l'artista percepisce la "morte di INRI" come tecnica simbolica di "resurrezione" a una più elevata dimensione di coscienza.
San Pietro viene crocifisso a testa in giù. Non è forse la metafora di un effettivo rovesciamento del senso comune?

Caravaggio dispone al solito tre uomini privi di volto intenti ad eseguire la delicata operazione di capovolgimento dell'opinione corrente. Non è vero ciò che da sempre è stato interpretato come un sacrifico. Il volto di Pietro lascia intendere un profondo desiderio di mettere fine alla traduzione inveritiere delle Scritture attuata da tutte le Chiese. Il mondo della dualità è il mondo del conflitto formato da forti e deboli, furbi e ingenui,sfruttati e sfruttatori... Cristo è l'alchimista che esce da questo mondo, definitivamente, attraverso un processo di comprensione creativa dei sentimenti corporei.
Giallo(intelligenza), rosso (creatività) e verde (coscienza) indicano i tre stadi della Grande opera di comprensione simbolica delle verità spirituali, l'unica in grado di rovesciare il paradigma irrazionale su cui si fonda da XVII Secoli la religione cattolica.

L'Arte Albescente


Purtroppo non tutti hanno la fortuna di "illuminare" la mente. Per l'alchimia la mente è un senso interno che si sviluppa nel tempo. Alcuni fortunati sviluppano il senso interno, sintesi dei dieci sensi (cinque dell'azione e cinque della percezione) e dei 36 elementi "emessi" dai cinque sensi sottili, verso i 21 anni, altri invece, pur evolvendo precocemente nelle qualità dell'anima, compiono l'intero percorso di trasformazione della materia psichica attraverso la nigredine dell'intelletto (Caravaggio), la rubedine dell'io (Velazquez), fino all'albedine della mente (Leonardo).

Per i seguaci del Samkyia la mente deve essere permeata dal senso di sé prodotto dall'io rubescente (Piero della Francesca), mentre altri dicono che la mente nasce dal senso dell'io albescente (Raffaello), ma che i sensi nascono dal senso dell'io rubescente (Michelangelo). Ogni alchimista della mente (l'Artista) evolve nella percezione della "luce" del rasa (la linfa vitale) secondo modalità proprie, intimamente connesse al proprio vissuto e alle situazioni sociali contingenti in cui opera. Tuttavia quasi tutti seguono schemi di approccio all'arte simili, a significare che lo sviluppo delle qualità della percezione sensoriale in pensiero-luce avviene con gradualità seguendo un modello "neuropsicologico" universale. Per l'alchimia il pensiero e la luce si implicano reciprocamente e di fatto sono una realtà unica sdoppiata solo per esigenze espositive. Il pensiero è l'attività, il dinamismo che lega tra loro i vari momenti, passati, presenti e futuri, della luce, che, se immaginati senza di esso, sarebbero astratte entità prive di vita (prive di emissione di linfa vitale)

Si possono distinguere tre gradi di Arte Alchemica: arte nigrescente, rubescente e albescente. Man mano che l'artista sperimenta i quindici sensi e procede a permearli del senso dell'io generato dall'attività del pensiero stimolato dalle frequenze di luce, avviene un graduale sviluppo del "senso di sé".

Il senso di sé è la premessa dell'illuminazione del senso interno della mente. Il senso di sé (il Bambino Gesù raffigurato nelle opere del Beato Angelico, Botticelli e Leonardo) è figlio di uno stretto rapporto che l'anima intellettiva (la Vergine) instaura con la luce del "rasa" (la colomba dello Spirito Santo). Per tre volte Gabriele informa l'artista (la Vergine) dell'imminente nascita del senso dell'io nigrescente, rubescente e albescente.

Il "senso di sé" è la sintesi di tutte le possibili "azioni e reazioni" fisiche (il Gladiatore), psichiche (Van Gogh), mentali (Gauguin), spirituali (Kandisky), creative (Picasso) e cognitive (De Chirico) che posso "interpretare" (come attore/danzatore/artista) sullo scenario della vita. Sperimentare tutte le possibili risposte rese possibili dalla "percezione consapevole" (la Madonna con il Bambino) è un esercizio praticamente impossibile (salvo rari casi) attuare nel corso di una sola esistenza. E' per questo motivo che gli alchimisti del Seicento affermavano che la loro Arte permetteva di realizzare in pochi anni ciò che la Natura impiega in eoni di tempo.

L'arte Moderna è l'espressione di una costante ricerca del senso di sé in rapporto a una realtà capace di cambiare rapidamente grazie allo straordinario sviluppo della razionalità finalizzata agli scopi. Ogni artista procede a sperimentare fino all'esasperazione tecniche e linguaggi espressivi spingendosi alla loro estrema possibilità di dialogare con il pensiero-luce. La ricerca del "senso di sé" si trasferisce nell'opera artistica che diventa così "strumento" di conoscenza delle molteplici possibilità espressive dell'anima fino al compimento finale dell'illuminazione del senso interno.

Illuminare la Mente è l'obiettivo primario dell'artista alchemico. Diventare un "grande artista" dipende esclusivamente dall'esercizio quotidiano di azione/percezione. Frequentando la Bottega del Maestro, gli artisti del Rinascimento impiegavano nove anni per realizzare il senso interno, l'Oro della mente intuitiva.

Ostacolare con l'intelletto razionalizzatore il flusso della pulsione creativa (nigredine), opporsi all'impulso creativo per pigrizia, (rubedine), o ignoranza di sé (albedine)
significa impedire alla Coscienza/Energia spirituale (la Vergine Madre) di evolvere la coscienza dell'Io (i santi dipinti dal Beato Angelico) attraverso gli "Otto stadi" di trasformazione del "punto di vista" personale in consapevolezza della Realtà/Verità delle immagini (le sacre scritture) percepite dall'intelletto.

Il Bambino Gesù, emblema dell'albedine della mente intuitiva, solleva con la mano sinistra l'uovo bianco, metafora di un nuovo livello di trasformazione del senso dell'io creativo nel senso di sé cognitivo. A questo punto dell'Arte, sia il frate domenicano che l'artista comprendono che la qualità della percezione ( e della visione) dipende dallo "stato di coscienza" che è strettamente connesso all'illuminazione della mente. La Vergine Madre siede sul trono (il cuore) all'interno di una nicchia, metafora di uno stato di consapevolezza (awareness) illuminato dalla coscienza di sé (l'aureola dorata) e dalla realizzazione dell'Oro filosofale (la volta dorata, simbolo di visione omnicomprensiva).