mercoledì 25 giugno 2008

L'Arte Rubescente


La rubedine del "gladiatore".

La vicenda umana descritta nel film di Ridley Scott "Il gladiatore" sintetizza la trasformazione alchemica degli istinti (I^ materia) in creatività (II^ materia) e coscienza (III^ materia). Il protagonista è l'antitesi dell'artista. La sua opera si compie attraverso le modalità dell'azione e non della percezione.

L'atleta rappresenta per la cultura spartana il modello di trasformazione dell'energia sessuale in azione creativa e coscienza. Nell'esercizio fisico si sviluppano le abilità sinestetiche della percezione indispensabili per agire e reagire con creatività.

L'artista rappresenta per la cultura ateniese un modello alternativo di trasformazione dell'energia sessuale. Nell'esercizio artistico la percezione attiva, sviluppa ed espande le abilità sinestetiche fisiche, psichiche e mentali indispensabili per creare l'opera.

In entrambe le pratiche avviene un "arrossamento" naturale della materia 'surriscaldata' dall'impiego simultaneo di energia maschile (fisica, mentale e creativa) ed energia femminile (psichica, emotiva e intuitiva). Sia l'atleta che l'artista trasformano l'energia primaria sessuale attraverso un incessante "coito amoroso" con se stesso.

La rubedine dura in genere otto anni e identifica un periodo di sperimentazione delle abilità corporee, mentali e creative, oppure psichiche, emotive e intuitive, che rappresentano il fondamento della creatività consapevole. Il generale Massimo è il comandante delle Legioni di Roma. Dopo otto anni di guerra può sperare di ritornare dalla moglie, nella sua casa, metafora di una dimensione interiore per troppo tempo trascurata (l'anima) in nome del "dovere" verso l'imperatore (il proprio Io) che non esita, invece, a chiedere una ulteriore prova di devozione e trasformazione.

La Piccola opera è stata compiuta. Il generale Massimo deve affrontare la Grande Opera di annullamento dell'ego, di 'incenerimento' dell'orgoglio, di 'calcinazione' degli affetti e di sacrificio non solo dell'identità, del nome, ma anche della volontà individuale.
Il Generale Massimo diventa il Gladiatore. Non è più nessuno.
Michelangelo Merisi diventa il Caravaggio, non è più il ragazzo che giunge a Roma in cerca di gloria.

La rubedine è infatti l'anticamera della "Passione di Cristo", il gioco della coscienza occidentale che legittima l'anima ad entrare nella V^ Materia, la coscienza spirituale. La spiritualità occidentale non è diversa da quella orientale.
La "passione di Cristo" descrive passo per passo il graduale innalzamento dell'energia creativa verso un consapevole "calvario" in cui sia il Gladiatore che Caravaggio "danno l'anima" in nome di un 'senso estremo' di giustizia alimentato dall'incomprensione generale o da torti subiti (i karma dell'anima)

Per l'Arte Alchemica, Cristo non è un modello da imitare nella vita. Diventare il capro espiatorio della 'collettività' ignorante e opportunista non è mai piaciuto a nessuno. La fase di trasformazione della creatività in coscienza di sé (amor proprio, autostima, senso di sé, amore altruistico, rispetto dell'anima e del denaro altrui, comprensione 'materiale') è sempre stato il tallone d'Achille occidentale. Spesso non si conclude, ma rimane allo stato larvale, portando con sé frustrazione,delusione,depressione, rammarico e sterile autocommiserazione.

L'arte alchemica individua la via simbolica alla trasformazione dell'energia creativa in coscienza di sé. Integrando gli emblemi, le metafore, le vicende, le allegorie della trasformazione creativa della libido egocentrica (la volontà di successo) in volontà di essere felici senza danneggiare nessuno (come nel buddhismo), l'anima scopre nel cinema, nell'arte, nella mitologia e nelle vicende riportate dai mass media, l'eterno gioco di coscienza che fa dei più deboli e ingenui le vittime predilette dei forti e dei furbi. Se si traduce la Passione di Cristo come una deliberata volontà di uscire dal mondo della dualità che condiziona ogni azione e pensiero umano, allora è possibile riconciliarsi con la "vita spirituale" (l'albedine della materia)

Rovesciando il senso salvifico della crocissione di Cristo, erroneamente considerato come un sacrificio compiuto per la salvezza dei deboli, l'artista percepisce la "morte di INRI" come tecnica simbolica di "resurrezione" a una più elevata dimensione di coscienza.
San Pietro viene crocifisso a testa in giù. Non è forse la metafora di un effettivo rovesciamento del senso comune?

Caravaggio dispone al solito tre uomini privi di volto intenti ad eseguire la delicata operazione di capovolgimento dell'opinione corrente. Non è vero ciò che da sempre è stato interpretato come un sacrifico. Il volto di Pietro lascia intendere un profondo desiderio di mettere fine alla traduzione inveritiere delle Scritture attuata da tutte le Chiese. Il mondo della dualità è il mondo del conflitto formato da forti e deboli, furbi e ingenui,sfruttati e sfruttatori... Cristo è l'alchimista che esce da questo mondo, definitivamente, attraverso un processo di comprensione creativa dei sentimenti corporei.
Giallo(intelligenza), rosso (creatività) e verde (coscienza) indicano i tre stadi della Grande opera di comprensione simbolica delle verità spirituali, l'unica in grado di rovesciare il paradigma irrazionale su cui si fonda da XVII Secoli la religione cattolica.

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