Arte Alchemica Medioevale
La Grande Opera si compie in tre Atti.
Il primo Atto, chiamato Opera al Nero, rappresenta la prima fase di trasformazione della Prima materia in creatività e coscienza di sé. Mentre l'Alchimista orientale agisce direttamente sull'energia psichica attraverso le posture dell'hatha yoga, le purificazioni del Kriya yoga, le prescrizioni del Jnanayoga e le visualizzazioni creative del kundalini yoga allo scopo di completare il passaggio dal Karma dell'anima al Dharma della mente, l'alchimista occidentale elabora un percorso opposto in cui la percezione psichica (Beatrice) e poi cognitiva (Virgilio) assumono il ruolo di "musa ispiratrice" e di "guida spirituale" all'interno della "selva oscura".
L'alchimista occidentale del 13° secolo sceglie la via della trasformazione artistica della prima materia (istinti, pulsioni e libido) seguendo un percorso di consapevolezza (inferno), comprensione (purgatorio) e conoscenza (paradiso) dei contenuti subconsci (gli appetiti della lupa), inconsci (l'ingordigia della lonza) e iperconsci (la fame "sociale" del leone) peculiari dei comportamenti umani influenzati dalla dimensione psichica (i dieci peccati, i sette vizi capitali, le tre arpìe).
La Divina Commedia di Dante illustra un percorso "secolare" di rivelazione di sé che condurrà l'Alchimista a diventare poeta, pittore e scultore della materia, poi"ché la diritta via era smarrita". L'Artista alchemico è animato dalla volontà di "ritrovare se stesso", il che significa evolvere dalla dimensione psichica in cui è relegata l'anima, "uscire" dai "gironi" infernali generati dal conflitto con gli istinti, le pulsioni e la libido altrui (la nigredo della consapevolezza) e giungere sulla sommità delle sfere celesti (la mente illuminata dalle Muse), passando attraverso lo stadio di purificazione rappresentato dal Purgatorio (rubedo della percezione) e la fase di conoscenza della natura umana (lo Iosis del Paradiso).
Dante descrive un percorso di iniziazione non dissimile dallo schema concentrico definito da un "mandala", fatto di quadrati e di cerchi, che individua un sentiero di trasformazione dell'energia subconscia, inconscia e iperconscia in coscienza creativa (la Shakti dei tantrici). Anche Dante, dopo nove anni di ricerca della verità, conduce Beatrice (il numero 9) al centro del Mandala, non diversamente dalla tradizione tantrica che raffigura una ragazza sedicenne come personificazione dell'energia creativa femminile primigenia.
L'Opera al Nero immaginata da Dante (consapevolezza creativa) ripercorre un sentiero di trasformazione codificato da tutte le tradizioni alchemiche che si sono manifestate in ogni genere di cultura, dall'antica India, fino in Tibet, Cina e Siberia. L'obiettivo comune dell'Arte, come del Mandala, è di innescare un processo autonomo di purificazione (pranashakti, trasmutazione (chitishakti) e trasformazione (parashakti) dell'energia psichica in coscienza creativa, condizione indispensabile per procedere nell'Arte rubescente (l'arte alchemica Rinascimentale) e poi albescente (l'Arte Alchemica Moderna).
L'Opera al nero si dispiega in quattro fasi chiamate nigredo, rubedo, iosis e albedo nelle quali avviene una progressiva modificazione della pulsione psichica (la selva oscura) in amore, creatività, conoscenza dei sentimenti e coscienza di sè. Nella Nigredo della consapevolezza Dante scopre nell'amore nutrito per Beatrice una forza in grado di trasformare la libido in creatività. Nella Rubedo della percezione Dante sperimenta un significativo interesse per i moti dell'anima, mentre nello Iosis della conoscenza la poesia è suggestionata dalla filosofia, dalla storia e dalla cultura. Infine nell'albedo della coscienza subentra un nuovo interesse per l'esplorazione psicologica della realtà, percepita con una rinnovata "struttura sensoriale"
La selva oscura che precede l'ingresso nei gironi dell'Inferno diventa una foresta spessa e viva, è ciò segna l'ingresso nel Purgatorio, metafora del Secondo Atto, l'Opera al Rosso.
giovedì 26 giugno 2008
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